Barbie, la storia di un brand sessista o femminista?
Le nostre mamme giocavano con le Barbie che cercavano un marito.
Le ragazze degli anni ottanta e novanta avevano le Barbie assistente di volo, infermiera e maestra. Ken era ben saldo nella propria posizione di maschio alfa.
Oggi le Barbie provano ad essere neutrali dal punto di vista del genere, le troviamo calve, su una sedia a rotelle, medaglie olimpiche, imprenditori e con diverse caratteristiche fisiche.
Barbie ha rafforzato gli stereotipi di genere per anni, dando probabilmente alle ragazze, l’idea sbagliata di come dovrebbero apparire le donne.
Ci può essere un altro modo di analizzare le cose.
È inutile negare che Mattel cerchi sempre di fare un passo avanti, senza aver paura di cambiare.
• Barbie nacque nel 1959 quando il fondatore si rese conto che molte bambine semplicemente non volevano giocare a “mamma” con le loro bambole.
• La Barbie infermiera è stata messa in vendita quando le donne che lavoravano erano pochissime.
• Oggi le Barbie neutrali dal punto di vista del genere sono disponibili facendo riflettere sul fatto che la società non ha ancora accettato completamente l’idea.
Tralasciando gli aspetti squisitamente sociologici e concentrandoci sugli aspetti della comunicazione si può certamente dire che prendere una posizione come brand non è facile, ma è ormai palese che i marchi non possano più permettersi di essere uno spettatore. E Mattel lo ha capito prima degli altri probabilmente.
Recenti ricerche hanno rivelato che 2 consumatori su 3 ritengono importante che i marchi prendano una posizione pubblica su questioni sociali e politiche.
Le aziende che prendono posizione e danno vita a storie coraggiose, aumentano la propria capacità persuasiva creando valori forti, hanno una potente opportunità di fare la differenza mentre attirano clienti affini al proprio brand.
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